Si ha notizia da pitture murali rinvenute ne la Cueva de la Araña, presso Bicorp, provincia di Valencia (Spagna), che già nel periodo magdaleniano 'l'uomo sfruttava le api per trarne il miele”.
Nella mitologia greca le api erano considerate messaggeri delle Muse per la loro sensibilità ai suoni,
ma anche il simbolo del popolo obbediente al suo re.
Quando, secondo la leggenda, Zeus bambino fu nascosto dalla madre Rea in una grotta del monte Ida a Creta per sottrarlo al padre Crono che voleva divorarlo, fu nutrito,
oltre che dal latte della capra Amaltea, da un miele prodotto dalle api locali.
Essendo il miele nell'antichità l'unica fonte di zucchero, l'ape era tenuta in alta considerazione. Particolarmente considerata era l'organizzazione dell'alveare, descritta con ammirazione da Plinio il Vecchio e presa a paragone per la sua laboriosità dallo stesso Cicerone.
Essendo il miele nell'antichità l'unica fonte di zucchero, l'ape era tenuta in alta considerazione. Particolarmente considerata era l'organizzazione dell'alveare, descritta con ammirazione da Plinio il Vecchio e presa a paragone per la sua laboriosità dallo stesso Cicerone.
L'ape era anche simbolo del coraggio, per la sua determinazione nell'attaccare gli aggressori, e della verginità.
AncheVirgilio esalta la purezza delle api «… che non si abbandonano all'amore, non si infiacchiscono nei piaceri e non conoscono né l'unione dei sessi, né i dolorosi sforzi del parto.» e Plutarco afferma che le api puntano il loro pungiglioni contro chi è schiavo dei piaceri del sessoNon stupisce quindi che anche l'iconologia cristiana abbia considerato molto positivamente la figura simbolica dell'ape.
San Francesco di Sales paragona, nel suo Traité de l'amour de Dieu, l'anima dell'uomo nel corso della sua vita terrestre ad un'ape, paragone già formulato nel testo Vitis mystica, attribuito a San Bernardo e ripreso da Rudolf Steiner, mentre Dante paragona le anime degli angeli alle api:
« sì come schiera d'api che s'infiora / una fiata e una si ritorna / là dove il suo laboro s'insapora » (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XXXI, 7-9)
« sì come schiera d'api che s'infiora / una fiata e una si ritorna / là dove il suo laboro s'insapora » (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XXXI, 7-9)
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